Saturday, February 9, 2013

Atsara


Le prove con gli artisti della Royal Academy Performing Arts si concludono oggi, è stata una settimana carica di scoperte, tensioni, incomprensioni, coinvolgimento e amicizia..due giorni fa ho cominciato a sviluppare una possibile drammaturgia con gli Atzara, in relazione all’ingresso di Polifemo che apre la seconda parte di Acis and Galatea.
 Gli Atzara sono come dei folletti locali, delle maschere provocatrici e destabilizzanti, amatissime dal pubblico bhutanese che,  proprio per la loro follia e totale libertà di espressione, considerano queste maschere come emanazione del divino. Agli Atzara è concesso lo scherno e l’irriverenza proprio perché diretta filiazione con le entità superiori. 
E’ curioso e difficile da accettare che questi folli marpioni siano espressione sacra eppure mi spiegano che è proprio così, ma la cosa che più mi eccita e mi turba al tempo stesso è che trovo moltissime analogie con categorie a me molto più familiari: l’Atzara è una grottesca maschera rossa, dal distorto sorriso quasi canino, enorme nasone e occhi neri oblunghi, porri qua e là.. ecco che a poco a poco i primi Arlecchini cominciano a far capolino e nella piazza di Thimphu, dove stanno esercitandosi gli artisti, sento odore di campiello veneziano.
 il vestito rosso sfacciato è corredato di toppe, Arlecchino di nuovo rientra a far parte della famiglia.. vanno in mezzo al pubblico dicono e mimano sconcezze inaudite sempre legate alla coprofilia e alla pornografia, sbeffeggiano gli spettatori, la religione, i monaci, l’establishment, sono pazzi quindi possono dire e fare di tutto.
 Hanno enormi falli sulla testa che corredano il loro copricapo e ne portano in mano uno di legno per sconvolgere le dame sedute intorno.. vanno anche loro tra il pubblico, addirittura mimano coiti in mezzo alle gambe degli spettatori.
 Non dimentichiamo che in Bhutan il rapporto pubblico-attore è assai diverso dall’occidentale, qui non ci sono poltrone sipari e quarte pareti, il pubblico si accovaccia nei cortili coprendo tutti e quattro i lati, si sistema su stuoie e mastica la betel nut, i bambini corrono ovunque e si avvicinano agli artisti, questi a loro volta hanno un rapporto quasi fisico con lo spettatore, che diventa un unicum con lo spettacolo.
 il fallo enorme e gigantesco dei nostrani Zanni della Commedia dell’Arte, sfacciato e provocatorio, si abbraccia idealmente al fratello bhutanese.. il fallo è dipinto ovunque nelle case e fuori della porta, può essere anche appeso all’ingresso, è un grazioso soprammobile in salotto. 
Voglio usare gli Atzara nelle scene con Polifemo, come due sguatteri arroganti e strafottenti.. Aaron ha scoperto che nella seconda aria di Polyphemus “cease to beauty” il testo scritto a penna sul manoscritto è molto più allusivo e pesante che non quello formalizzato da Handel nel libretto stampato elegante e politically correct.. John Gay aveva di sua mano scritto questi versacci sconci e sboccati, li riproporremo nella esecuzione e avremo modo di capire meglio la naturale reazione degli Atzara sul canto di Polyphemus.. spero solo che, essendo maschere dispettose e fuorvianti, non facciano tutt’altro da quello che il pedante regista gli ha ordinato di fare.

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