Some thoughts from Opera Bhutan's director, Stefano Vizioli, on sacred ceremony connections between Bhutan and the Mediterranean. See below for English translation!
Stefano Vizioli in discussion with an Atsara at the Trongsa Tsechu 2010 |
L’esperienza bhutanese per me
è stata molto forte non solo per le novità incontrate in questo periodo di
studio e analisi di una cultura cosi lontana dalla mia, ma anche e soprattutto
per delle misteriose analogie con la mia storia e cultura italiana: il primo shock è stato
sicuramente durante i tsechu di Trongsa, queste danze ieratiche, quasi in
trance, ipnotizzanti hanno rinviato la mia memoria ad alcuni rituali della Sardegna, ci sono alcune figure che si chiamano Mamuthones, con maschere
nere, coperte di pelli e con assordanti campanacci appesi, atte
all’allontanamento delle potenze negative e invocanti la benedizione sul
raccolto e sulle greggi. Queste maschere che rappresentano le forze della terra
e degli antenati, esorcizzano quelle del male si muovono con passi cadenzati,
ritmici tutti uguali, e insieme i campanacci dei Mamuthones e le loro facce
nere creano uno stato di inquietudine e di disagio.
Mamuthones |
La prima volta che le vidi ero bambino con i miei genitori in Sardegna dove mio padre insegnava all’università e ho avuto moltissima paura..
un senso pànico mi pervadeva i sensi.. La maschera nera che portano i Mamuthones è un mezzo di possessione,
è il collegamento tra l'uomo e
dio, ed è tradizionalmente di pero selvatico perché quest'albero era sacro a
Dioniso e a Persefone.
Eccitato all'idea di saperne
di più su questa figura di maschera nera bhutanese ho chiesto informazioni al
mio amico Kenpo Tashi , lui stesso danzatore a suo tempo e autore di un meraviglioso e
illuminante libro e guida alle cerimonie sacre bhutanesi "Invoking
Happiness". la presenza di questa maschera nera appartiene al rituale
detto "Bardo Cham", una danza nata intorno al XIV° secolo:
Bardo Cham |
questa
danza descrive il giudizio a cui si sottopone l'anima del trapassato ed è
incentrata sulla lotta tra il Dio Bianco Lha Karpo e il Demone Nero Dre Nagpo
che lottano per il destino dell'anima e per il responso finale. Il demone nero
indossa una terrificante maschera nera su una veste altrettanto nera sovra la
quale stanno diversi pelli di capra o yak del medesimo colore e il tutto è
ricoperto di campanacci: l'inquietante suono di questi bronzi sul corpo del
ballerino che danza dapprima ieraticamente poi in modo sempre più frenetico e
aggressivo terrorizza il pubblico presente al rito.
Bene - ritrovare quasi la stessa figura in Bhutan è stato
shockante : in uno dzong nel centro del paese asiatico, ad una distanza geografica, temporale e
culturale infinite, Dre Nagpo, demone coperto di pelli con campanacce e il volto pietrificato nel tempo mi
riportava velocemente a casa e mi faceva rivivere le mie paure di bambino.
My travels to Bhutan have been hugely
inspiring and stimulating not only for the new discoveries in a culture so
distant from my own but especially for the mysterious analogies with the
history and culture of Italy. The first surprises arrived during the 5-day
sacred ritual performances – the tsechu – of Trongsa, a small town in central
Bhutan where I had the fortune of witnessing this unique festival in December
2010 and January 2012. These sacred and majestic dances, performed in a
trance-like state, hypnotizing in their continual whirling and blurring of
colourful costumes, transported my mind to Sardinia and some of the traditional
ritual performances characteristic of this Mediterranean island. They feature a
certain masked character called ‘Mamuthones’ that don black masks and are
covered in the fleece of black sheep over which are draped numerous loud and
clanging pastoral bells that serve to drive away negative forces and invoke the
blessings upon the harvest and the herds. These masked figures, representing
telluric forces and the ancestors, move together in a procession, their
terrifying black faces generating an atmosphere of disquiet and unease as if we
were in the presence of supernatural and demonic forces, and linked to the
mystery of the afterlife.
Bardo Cham |
Anxious to discover more about the identity of
this black-masked Bhutanese figure, I discussed it with my friend Khenpo
Phuntsok Tashi, himself a former tsechu dancer and the author of a wonderful
and informative guide to the sacred festivals in Bhutan, ‘Invoking Happiness’.
The appearance of this masked figure occurs in the Bardo Cham – The
Intermediate-state Dance, that originated in the 14th century. The dance
describes the judgement of the newly-deceased. The White God Lha Karpo and the Black Demon Dre Nagpo exert their influences over
the destiny of the soul. The Black Demon wears a terrifying black mask, black
garments, with wild long black animal fur and a string of bells that cross his
chest. The sound frightens sinful persons during the fast-paced and agressive
dance.
The first time I saw them I was a very young
boy with my parents in Sardinia where my father taught at the university in
Cagliari. I remember feeling terrified and I was overwhelmed by a sense of
panic. The black mask that the Mamuthones wear reflects a state of being
possessed. It is a link between man and god and was traditionally made from
pear wood as this tree was sacred to Dionysius and Proserpine.
And so, to discover almost the same masked figure in Bhutan completely shocked me: in a dzong in the middle of the Himalayas at a infinite temporal and cultural distance, Dre Nagpo, the demon covered with black fleece and bells, whose face was petrified in time, transported me back home to relive my childhood fears.